venerdì 31 maggio 2013

La città di Lego



Un mio amico, quand'ero bambino, aveva riempito un'intera stanza con una città in miniatura fatta di Lego. Io ero estasiato e sono certo che nel mondo ci sarà chi ha fatto ancora di meglio, dando vita a un piccolo universo fatto di omini dalla testa gialla e rotante e dalle mani a uncino. Il bello di quelle costruzioni è che, se sono sufficientemente complesse e curate, le guardi dall'alto e ti sembra di ammirare la nostra realtà in piccolo.

Quando la Zerounoundici mi ha proposto di pubblicare il mio romanzo "L'eredità", in realtà mi ha aperto le porte a uno di questi micro-universi, quello della piccola e media editoria in particolare. Non potevo saperlo, all'inizio, ma me ne sono reso conto strada facendo. E il paragone con la città dei Lego, che calza a pennello, è nato durante l'ultima presentazione del libro a Sabbioneta, anche grazie alla mia relatrice ufficiale Monica Martelli (che, chissà perchè, mi stimola sempre trovate come questa).

Prima di pubblicare ho dovuto muovermi con un piccolo editor che mi ha seguito nella sistemazione del romanzo. Poi ho cominciato, con amici, a cercare piccoli luoghi adatti a un piccolo pubblico per una piccola presentazione. Col tempo, seguendo l'esempio di altri emergenti, ho contattato piccoli blog che realizzano piccole interviste e piccole recensioni per piccoli autori come me. Ho conosciuto altri piccoli colleghi (senza offesa) e abbiamo instaurato piccole relazioni di scambio di opinioni e di strategie. Ho proposto il mio libro in conto vendita a piccole librerie. Ho partecipato a piccole fiere della letteratura, realizzando piccole vendite. Ho ottenuto piccole soddisfazioni.

Ma sapete qual è il bello? Che io non sono fuori da questo sistema, come potrebbe essere un osservatore dall'alto (diciamo un grande autore di una grande casa editrice? Diciamo un detrattore, che ritiene quello di scrive tempo perso, a meno di non diventare famoso e plurimilionario? Diciamo uno scrittore che non riesce a pubblicare e sfoga la sua frustrazione verso colleghi leggermente più fortunati, o meritevoli?), ma ne faccio parte. E, secondo la teoria della relatività (?), tutti quei "piccolo" per me non esistono. Per me è tutto vero, tutto grande, tutto da sogno.

Mi sono ritrovato in un mondo che riproduce, in miniatura, le dinamiche della grande editoria. E se le proporzioni sono ridotte, lo stesso non si può dire per le emozioni che ne derivano. Non sto dicendo che mi sento un grande scrittore pubblicato da un grande editore, non lo dirò mai. Ma mi sento realizzato e stimolato ad andare avanti, senza peraltro avere sulle spalle la responsabilità di dover gestire qualcosa di più grande di me.

Scrivere per me si sta trasformando da hobby a secondo lavoro. Il tempo libero lo dedico a cercare fiere, interviste, siti che recensiscono; a preparare locandine, volantini; a contattare librerie o biblioteche. Quando non scrivo e non leggo, ovviamente. 

E quando non gioco ai Lego coi miei figli...

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