venerdì 21 marzo 2014

RECENSIONE: "Requiem per la ligera", di Omar Gatti


TITOLO: Requiem per la ligera
AUTORE: Omar Gatti
EDITORE: La Ponga Edizioni
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IL MIO VOTO: 5 su 5


LA MIA RECENSIONE:

È il secondo libro di questo autore che ho l’occasione di leggere e, a differenza del primo, che mi ha lasciato qualche dubbio, devo ammettere che “Requiem per la ligera” è qualcosa di eccezionale. L’ho letto nei ritagli di tempo libero, ma con la costante tentazione di concedermi altri cinque minuti per procedere con un nuovo capitolo.
La storia, molto sinteticamente, racconta dell’ultimo atto della ligera milanese, una sorta di gruppo malavitoso con a capo il “Sciresa”. La narrazione in prima persona è portata avanti dal protagonista, il “Cinghei”, che accompagna il lettore in quella che ben presto si configura come una complessa guerra tra famiglie mafiose (siciliani, calabresi, sardi, veneti e marsigliesi)... almeno in apparenza. I colpi di scena, non ultimo quello della soluzione finale, sono vari e interessanti.
Il racconto procede secondo i canoni propri del genere noir, del quale l’autore è grande estimatore. L’ambientazione milanese è resa magistralmente, sia attraverso i movimenti dei protagonisti tra strade ed edifici di Milano che attraverso le numerose infiltrazioni dialettali nel testo e nei dialoghi. Il romanzo, le cui vicende si svolgono nei primi anni 50, si direbbe scritto da una persona che ha vissuto realmente in quell’epoca, salvo poi scoprire che l’autore è classe 1985, il che è un ulteriore elemento a favore della qualità del testo e della padronanza della materia trattata.
A colpire è la rapidità con cui tutto avviene, senza inutili giri di parole e descrizioni eccessive. Il ritmo è sempre incalzante. La storia parte con un misterioso attentato al “Sciresa” e da lì, con un effetto cascata dagli esiti sempre più dirompenti (i capitoli finali sono pregni, crudi, scioccanti), siamo trascinati in quella che parte come vendetta ma che si rivelerà, alla fine, più intricata di quanto si potesse immaginare. Non trovo nulla da osservare nelle scelte dell’autore, che ha dosato gli episodi senza creare picchi di interesse e passaggi di transizione meno accattivanti, ma mantenendo l’attenzione sempre viva, pagina dopo pagina, sino all’ultima riga.

Un romanzo che consiglio vivamente di leggere sia agli amanti del noir che a chi non lo conosce. Come il sottoscritto, che però è risultato entusiasta.

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