sabato 8 novembre 2014

RECENSIONE: "Fuga dal Destino", di Antonio Traficante


TITOLO: Fuga dal Destino
AUTORE: Antonio Traficante
EDITORE: 0111 Edizioni
LINK ACQUISTO: IBS

LA MIA RECENSIONE

Sfido chiunque a non pensare, dopo aver ultimato la lettura di questo romanzo, che a scriverlo non sia stato un autore esperto, non certo un esordiente alla prima esperienza editoriale. Invece dobbiamo ricrederci, io in primis, perché Antonio Traficante, a quanto si legge nella biografia, è al suo primo libro, e questo dettaglio, rapportato alla qualità della storia che andrò ad esporre, gli fa meritare i primi, sinceri complimenti.

Siamo di fronte a un thriller classico, che lì per lì avrei definito "alla Dan Brown", ma che del famoso scrittore in realtà riprende solo il ritmo narrativo. Manca la componente misteriosa, se vogliamo definirla così, per lasciare spazio a una storia comunque intricata, ricchissima di colpi di scena e capace di trascinare il lettore pagina dopo pagina. Come di consueto, non voglio parlare della trama, ma vale la pena buttare lì qualche parola chiave capace di trasmettere il "profumo" della vicenda: CIA, inseguimenti, droni, doppiogiochismo, ostaggi.

Quello che mi ha colpito prima di tutto, come anticipavo, è la capacità dell'autore di dare vita ad una storia assolutamente verosimile, ambientata in luoghi diversi del mondo (da Francoforte ad un barcone di immigrati clandestini, dalla Puglia agli Stati Uniti), senza risultare artificioso. Mi spiego: l'impressione è che Traficante abbia realmente visitato i luoghi di cui parla, perché ne descrive i particolari con assoluta naturalezza. Non so se abbia effettivamente viaggiato e fatto ricerche ad hoc, ma dubito che si sia imbarcato in un viaggio della speranza dall'Iran all'Italia... eppure riesce a descriverne uno senza lasciare spazio a perplessità nel lettore.

Allo stesso modo vengono trattati i protagonisti della storia. Si va dal militare al "terrorista", dall'agente segreto alla moglie adirata col marito troppo preso dal lavoro, ma il modo in cui vengono dipinti è privo di stereotipi. Siamo al cospetto di persone vere, vive, per dirlo in altri termini, tanto dal punto di vista descrittivo, quanto da quello dei dialoghi, estremamente personalizzati. Anche da questo punto di vista, segnalo la presenza di diverse frasi in lingua farsi che testimoniano la cura dei dettagli e l'accurata ricerca a cui l'autore deve essersi dedicato prima di cominciare il romanzo... altra attività da non-esordiente!

Il ritmo, per concludere, rispetta perfettamente le regole imposte dal genere di appartenenza del romanzo. Il tempo per riflettere è davvero poco, le descrizioni e le riflessioni dei personaggi ridotte al minimo. Ci troviamo davanti, pagina dopo pagina, ad azione pura, continui ribaltamenti; quando un problema sembra risolto, scopriamo che in realtà ne è appena iniziato uno nuovo e più grave. Solo le prime cinquanta pagina appaiono come introduttive, ma è l'equivalente della breve salita che precede l'inizio della corsa sulle montagne russe.

L'autore ha sicuramente la fortuna, per così dire, di scrivere uno dei miei generi preferiti, ma ha soprattutto il merito di averlo interpretato alla perfezione. Uno dei tanti casi in cui mi viene da pensare a quanto la differenza tra autori famosi e altri emergenti/sommersi non abbia niente a che vedere col rispettivo talento, ma con una serie di coincidenze e porte-a-cui-si-è-bussato. Ancora complimenti!

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